Riflessi d'acqua: Venezia e la sua Laguna.
I ponti, le chiese i palazzi, i campanili che si specchiano e identificano la sua storia millenaria di città marinara, di un popolo di Il naviganti e navigatori ".
Riflessi d'acqua: New York e la sua baia.
I grattacieli, le torri, le mille luci che si specchiano e identificano la città moderna, pulsante e vitale, la potenza economica e finanziaria.
Due città diverse, ma simili nell'elemento naturale che le unisce: l'acqua, il mare.
Venezia e il campanile di San Marco; New York e il Metropolitan Life Tower: due simboli che strutturalmente caratterizzano la diversità, ma che, nella linearità architettonica, sono proporzionalmente simili quasi ad identificarsi con l'elemento che, lambendo le due città, le unisce.Un'artista, uno scultore che raccogliendo la complementarietà, riporta il campanile di San Marco e il Metropolitan Life Tower in un unico corpo, quasi a carpire e riprodurre nella sua simbologia l'elemento che unisce Venezia e New York: l'acqua.
Marghera e la città industriale: riflessi d'acqua di luci tremolanti di fabbriche che lentamente si spengono, rispecchiando nei suoi canali il decadimento, ma dando sensazioni di cambiamento e di trasformazione.

Marghera che, nell'identificarsi come il luogo del produrre, diventa il luogo dell'invenzione e del costruire nella sua forma quell'unico corpo che unendo il campanile e il Metropolitan Life Tower unisce simbolicamente due città: Venezia e New York.
Ci auguriamo che quest'opera possa accompagnare e ben rappresentare la progettualità, la creatività e l'impegno di quello che è stato definito il "Laboratorio Marghera ".

Vittorio Baroni Consigliere Delegato alla Promozione del Territorio
Renato Panciera Delegato alla Cultura, Pubblica Istruzione e Sport

Water's reflexes: Venice and its Lagoon.
Bridges, churches, palaces and towers reflects themseleves on the water and identify its millenial history of sea-based city, navigators and sailors.
Water's reflexes: New York and its bay. The skyscrapers, towers, the thousand lights that are reflected and identify the modern city, vibrant and vital centre of the economic and financial power.
Two different cities, but similar in the natural element that unites them : water, the sea.
Venice and the St. Mark's tower: New York and the Metropolitan Life Tower: two symbols able to evidence the diversity and at the same time the architectural linearity with similar poportionality to identify the element that licking up the two cities it unities them. An artist, a master sculptor picks up this similarity, it brings banck the St. Mark's tower and the Metropolitan Tower in one only body, to snatch and to reproduce in its simbology the element that unify Venice and New York: the water.
Marghera and the Industrial City: water reflexes of trembling lights of the factories slowly extinguishing, able to mirror in its water channels the decadence and at the same time capacity of change and transformation.
Marghera, identified as the place of the industrial production, becomes the laboratory of the artistic idea and construction of the body able to unify the St. mark;s tower and the Metropolitan Life Tower, symbolical merge of the two cities: Venice and New York.
We hope this masterpiece will represent and drive engineering, creativity and appointment of the so-called "Laboratory Marghera".

Vittorio Baroni, Venice City deputy counselor for Venice promotion
Renato Panciera, Venice City deputy counselor for culture,education and sport



Il Campanile di San Marco
The Bell tower of St. Mark


Metropolitan Life Tower

Rappresentazione grafica delle proporzioni reali dei due edifici che hanno ispirato l'opera del Maestro Giorgio Bortoli
Graphic representation of the real proportions of the two buildings that has inspired Teacher Giorgio Bortoli's work

Il primo progetto della scultura "Venezia - New York" fatto direttamente a mano libera dal Maestro Giorgio Bortoli
The first project of the sculpture "Venice - New York" done by hand directly free from the Teacher Giorgio Bortoli

Storia, ispirazioni e simbolismi

Venezia, anno 1511, dogado di Leonardo Loredan, la terra trema. Case, palazzi e torri sembrano ballare una musica che la natura gli impone. Poi un boato e come un gigante "el papà dei campanili" si frantuma al suolo in tanti piccoli sassolini. E' da qui che comincia la storia di quest'opera. In questo momento si decise di ispirarsi al progetto di Giorgio Spavento e di costruire una torre ancora più alta della prima, che si allungasse il più possibile fino a toccare il cielo (98,60 m.). Da quell'altezza si sarebbe potuto dominare tutta la città, osservando la vita dei cittadini fino alle isole, le attività dei "foresti" nei loro "fonteghi" e tra le calli, le navi che entravano dal mare.
Con la sua altezza e maestosità si sarebbe dimostrata la potenza della grande città, porto di mare che raccoglieva al suo interno tutte le razze e che per prima si organizzò per poter contenere, integrare e confrontarsi con altre culture, modificando a questo scopo la propria struttura urbanistica ed architettonica. Venezia inventò i ghetti (suddivisione in "fonteghi", unici luoghi nei quali i "foresti" potevano svolgere le proprie attività) e sviluppò l'arte bizantina.
Con lo scoccare dei suoi rintocchi il campanile di San Marco dominava la vita di tutti i cittadini e "foresti" e le cinque campane, ognuna con un nome ed una funzione diversa, imponevano le ore, le cene, la ritirata, i silenzi, le riunioni, le morti.
Con l'angelo d'oro massiccio, posto alla sommità del campanile, si sarebbe ricreata la figura del Doge che reggeva la vita morale, religiosa, politica, organizzativa ed economica della capitale del Mediterraneo e di chiunque avesse voluto passarvi. Si raccolsero tutte le tecniche del tempo per innalzare questo baluardo dalle fondamenta mobili ed instabili della città e si scelsero le pietre migliori provenienti dalle amiche terre istriane. Ma il disastro del terremoto sembra inevitabilmente accompagnare la storia di questo gigante che venne colpito, ancora una volta, dalla natura il 14 luglio 1902. La caduta del campanile suscitò un effetto terribile sugli amanti della città e si decise di ricostruirlo "dov'era e com'era". Hermann Hesse scrisse: "Mi sono recato in piazza pieno di aspettative. L'assenza del campanile fa un effetto terribile. La mia idea che la piazza avesse potuto acquistare in sobrietà era sbagliata".
I tempi sono cambiati: il Mediteranneo e Venezia hanno perso la loro importanza per cederla, dapprima all'altro mare di nome oceano, poi al cielo, nel quale navigano veloci galeoni volanti.
Ma ancora I'uomo cerca di costruire torri sempre più alte e sviluppa tecnologie per riuscire finalmente a toccare il cielo.
Proprio nel 1909, pochi anni dopo il crollo del campanile, a New York, nuova capitale del mondo economico, delle scienze, delle arti e del cinema, una compagnia di assicurazioni decise di dimostrare il suo primato costruendo la torre più alta del mondo, il Metropolitan Life Tower (213 metri, primato superato nel 1913 con la costruzione del Woolworth Building).

Questo grattacielo, nuova sede della compagnia di assicurazioni, venne costruito su immagine del campanile di San Marco di Venezia, non per ragioni ideologiche, bensì "come i campanili del vecchio continente" per distinguere il profilo del grattacielo nello skyline di Manhattan.
C'è un profilo sottile che unisce le città di Venezia e New York, che passa attraverso il mare e la storia: vecchio e nuovo mondo; capitali dell'arte, della scienza, dell'architettura; centri dell'eco-nomia e del commercio in tempi differenti.
L'archiscultura del maestro Giorgio Bortoli rappresenta la connessione storica che le due torri fanno assistere, l'una nell'altra, al momento del passaggio del testimone: la grandezza di un tempo passato che viene superata; la crescita smisurata di tutte le cose che porta dalla prima città multirazziale dell'odierna metropoli multiculturale; il progresso delle tecniche e dei materiali che passa da un'economia che vede il primato del vetro di Murano ad un'altra nella quale I'acciaio prende il sopravvento.
Entrambe le torri rappresentano il potere: la prima dalla quale era possibile osservare la vita dei cittadini e scandire, con i rintocchi delle campane, un potere legittimato dalla tradizione, dalla religione e dalle leggi economico-politiche; la seconda dalla quale la sensazione di sudditanza del potere economico arriva in maniera più indiretta ma altrettanto vincolante.
Vi è infine Marghera, la Città in trasformazione, che cambia e si riqualifica, che sperimenta nuovi percorsi istituzionali con la Municipalità.
Marghera, un territorio giovane e anch'esso punto d'incontro di decine di migliaia di persone portatrici di culture diverse e messe assieme dal lavoro offerto da Porto Marghera.
Anche Marghera è una Città d'acqua e proprio questo elemento permetterà all'opera, una volta finita, di collegarsi a Venezia per I'inizio di un viaggio pensato per far conoscere le cose belle che Marghera è in grado di realizzare grazie alla sua generosa ospitalità e all'unione di quei materiali, il vetro e l'acciaio, che hanno segnato la storia di Venezia e di New York.

History, inspirations and symbolisms

Venice, year 1511, dogado of Leonardo Loredan, earth trembles. Houses, buildings and towers seem to dance a music that the nature imposes him. Then a boato and as a giant "el dad of the bell tower" it shatters him to the ground in so many small pebbles. And' from here that the history of this work starts. In this moment it was decided to inspire him to the project of George Spavento and to build before even more a tall tower of the, that lengthened the more possible up to touch the sky (98,60 ms.). From that height you/he/she would be been able to dominate the whole city, observing the life of the citizens up to the islands, the activities of the "foresti" in theirs "fonteghi" and among the calluses, the ships that entered from the sea.

With his/her height and majesty the power of the great city would be shown, I bring of sea that picked up to its inside all the races and that for first it organized him to be able to contain, to integrate and to compare him with other cultures, modifying to this purpose his/her own structure urbanism and architectural. Venice invented the ghettos (subdivision in "fonteghi", only places in which the "foresti" you/they could develop his/her own activities) and it developed the Byzantine art.
With to strike of his the bell tower of St. Mark you toll it dominated the life of all the citizens and "foresti" and the five bells, each with a name and a different function, imposed the hours, the suppers, the retreat, the silences, the reunions, the deaths.
With the angel of thick gold, sets to the summit of the bell tower, the figure of the Doge would be recreated that held up the moral life, religious, politics, organizational and economic some capital of the Mediterranean and whoever had wanted to pass you. They picked up all the techniques of the time to raise this rampart from the mobile and unstable foundations of the city and they was chosen the best stones coming from the friends earths istriane. But the disaster of the earthquake inevitably seems to accompany the history of this giant that was struck, once more, from the nature July 14 th 1902. The fall of the bell tower aroused a terrible effect on the lovers of the city and been decided to reconstruct him/it "where it was and as it was." Hermann Hesse wrote: "I have approached in plaza full of expectations. The absence of the bell tower ago a terrible effect. My idea that the plaza had been able to purchase in sobriety it was wrong."
The times are changed: the Mediteranneo and Venice have lost their importance to surrender her/it, at first to the other sea of name ocean, then to the sky, in which you/they sail fast flying galleons.

But he/she anchors I'uomo it tries to build more and more tall towers and it develops technologies to finally succeed in touching the sky.
Just in 1909, few years after the collapse of the bell tower, to New York, new capital of the economic world, of the sciences, of the arts and of the cinema, an insurance company decided to show its record building the tallest tower of the world, the Metropolitan Life Tower (213 meters, old record in 1913 with the construction of the Woolworth Building).
This skyscraper, new center of the insurance company, was built on image of the bell tower of St. Mark of Venice, not for ideological reasons, on the contrary "as the bell tower of the old continent" to distinguish the profile of the skyscraper in the skyline in Manhattan.
There is a thin profile that unites the cities of Venice and New York, that it passes through the sea and the history: old and new world; capitals of the art, of the science, of the architecture; centers of the echo-nomia and of the commerce in different times.
Teacher Giorgio Bortoli's archiscultura represents the historical connection that the two towers make to assist, the one in the other, during the passage of the witness: the greatness of once passed that you/he/she is overcome; the immoderate growth of all the things that brings from the first multiracial city of the today's metropolis multiculturale; the progress of the techniques and the materials that passes from an economy that he/she sees the record of the glass of they Wall up to another in which I'acciaio takes the upper hand.
Both the towers represent the power: the first one from which it was possible to observe the life of the citizens and to articulate, with the you toll some bells, a to be able legitimated by the tradition, from the religion and from the laws economic-politics; the second from which the feeling of subjection of the economic power arrives in more indirect way but as many binding.
There is finally Marghera, the City in transformation, that changes and it is retrained, that experiments new institutional runs with the Municipality.
Marghera, a young territory and also it I aim of meeting of about ten thousand of people bearers of different cultures and put together by the job offered by Porto Marghera.
Also Marghera is a City of water and really this element will allow the work, once ended, to connect himself/herself/themselves to Venice for I'inizio of a trip thought for making to know the beautiful things that Marghera is able to realize thanks to his/her generous hospitality and the union of that material, the glass and the steel, that the history in Venice and New York has marked.


Il Maestro Bortoli al lavoro nel suo laboratorio agli Alberoni (Lido di Venezia)
The Teacher Bortoli to the job in his/her laboratory to the Alberonis (Beach in Venice)


Le due cuspidi a confronto, campanile di S. Marco a sinistra e Metropolitan Life Tower a destra
The two cuspidis to comparison, bell tower of S. Marco to the left and Metropolitan Life Tower to the right

Il corpo centrale della scultura
The central body of the sculpture

La scultura in viaggio lungo il Canal Grande di Venezia, mentre viene spostata dal Laboratorio del Maestro Bortoli verso la piazza della cittadina di Marghera per gli ultimi ritocchi.
The sculpture in trip along the Canal Grande in Venice, while you/he/she is being moved from Teacher Bortoli's Laboratory toward the plaza of the town of Marghera for the last retouches

L'Opera

L'archiscultura alta 12 metri assembla in un unico corpo il campanile di San Marco e il grattacielo del Metropolitan Life Tower di New York. I Materiali utilizzati rappresentano la modernità con l'acciaio e la storia, l'arte e la ricerca con il vetro. Le colorazioni e le specchiature dell'acciaio donano a questo materiale un calore e una vivacità non conosciute, che sono il frutto delle varie sperimentazioni effettuate nel percorso creativo dell'artista.
II vetro viene inserito in più parti: nel campanile di San Marco con formelle sfumate colorate e con l'angelo in polvere d'oro zecchino; nel Metropolitan sui pinnacoli angolari e sulla maestosa guglia piramidale finemente decorata.
II gioco di luci all'interno del campanile di San Marco è stato studiato per suscitare sensazioni di movimento come i palazzi che si specchiano di notte sull'acqua dei canali di Venezia.
Quattro grandi orologi si affacceranno sui lati della torre del Metropolitan per segnare l'ora di Venezia e di New York e sulla sua sommità verrà collocata una lanterna illuminata.
II peso complessivo dell'opera finita è stimato in circa 1800 chili.

 

The work

The architectural sculpture tall 12 meters it assembles in an only body the bell tower of St. Mark and the skyscraper of the Metropolitan Life Tower in New York. The used Materials represent the modernity with the steel and the history, the art and the search with the glass. The colorations and the specchiatures of the steel give a heat and a vivacity to this material non known, that am the fruit of the various experimentations effected in the creative run of the artist.
II glass is inserted in more parts: in the bell tower of St. Mark with colored vanished tiles and with the angel in gold dust zecchino; in the Metropolitan on the angular pinnacles and on the stately decorated pyramidal steeple elegantly.
II I play of lights inside the bell tower of St. Mark you/he/she has been studied for arousing feelings of movement as the buildings that him specchiano at night on the water of the channels in Venice.
Four great clocks will lean out on the sides of the tower of the Metropolitan to mark the time in Venice and New York and on its summit you/he/she will be put an illuminated lantern.
II hung general of the ended work is esteemed in around 1800 kilos.




La scultura in viaggio lungo il Canal Grande di Venezia
The sculpture in trip along the Canal Grande in Venice



La scultura mentre viene caricata a Porto Marghera
The sculpture while he is being loaded to Porto Marghera


Il lavoro continua anche durante l'inverno sotto un'apposita protezione
The job also continues during the winter under a special protection



Il lavoro continua anche durante l'inverno sotto un'apposita protezione
The job also continues during the winter under a special protection


Il Maestro Bortoli al lavoro dentro la sua scultura, installata temporaneamente sulla Piazza di Marghera
The Teacher Bortoli to the job inside his/her sculpture, installed temporarily on the Plaza of Marghera

La scultura con lo sfondo della Laguna di Venezia
The sculpture with I break down him/it some Lagoon in Venice

L'opera dello scultore Giorgio Bortoli giunge a Venezia via acqua grazie ad un interessante percorso di sperimentazione sui materiali e le tecniche di lavorazione del vetro che ha coinvolto Murano e, con la Municipalità di Marghera, la Terraferma veneziana.
Prima di concludere il suo tragitto a New York, l'archiscultura compirà un viaggio lungo il tratto finale del Canal Grande, da Palazzo Ferro Fini al bacino di San Marco.
Quest'opera assume un significo importante perché interpreta e rappre-senta l'unità ideale del nostro territorio ed esprime valori e simboli intramontabili. Con grande ammirazione ringrazio quanti hanno reso possibile l'iniziativa, e mi rivolgo con particolare gratitudine all'artista, che ha rappresentato in modo così originale l'immagine di Venezia e di Marghera.
Paolo Costa sindaco di Venezia

 

The work of sculptor Giorgio Bortoli comes to Venice via water thanks to an interesting process of experimentation with the rnaterials and the skilled techniques of glass-making involving Murano and, through the Municipality of Marghera, the Venetian mainland area. Before conclud-i ng its itinerary, in New York, the archi-sculpture will make a journey along the final stretch of the Grand Canal, from Palazzo Ferro Fini to the Basin of St Mark.
This work assumes an important significance because it interprets and conveys the idea of tbc unity of our territory and expresses immutable values and symbols. With great admiration 1 should like to thank all who have made this initiative possible, and I turn with particular gratitude to the artist who has elaborated these images of Venice and of Marghera in such an original way.
Paolo Costa Mayor of Venice



Il Mastro Bortoli in compagnia dell'Ammiraglio Paolo Pagnottella e della sua opera
The Teacher Bortoli together with the admiral Paolo Pagnottella and of his/her work

La scultura dove si trova attualmente, all'interno dell'aeroporto Marco Polo di Venezia
The sculpture where it is currently found, inside the airport Mark Polo of Venice


Particolare della cuspide del Metropolitan Life Tower
Detail of the spire of the Metropolitan Life Tower

 

La copertina della locandina realizzata per l'esposizione dell'opera di Giorgio Bortoli alla 50a Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia
The cover of the poster created for the exhibition of Giorgio Bortoli's work at the 50th Venice International Art Exhibition

Particolare della cuspide del campanile di S. Marco con l'Angelo realizzato in vetro di Murano
Detail of the spire of the bell tower of S. Marco with the Angel made of Murano glass

Il Maestro Bortoli mentre rifinisce i particolari della "Statua della Libertà"
Maestro Bortoli refining the details of the "Statue of Liberty"

Giorgio Bortoli e il paradosso di Venezia

Venezia è morta. Venezia vive. Venezia sta per morire. Un mito recente, tardoromantico e decadente, vuole che Venezia sia un presagio di morte. E Thomas Mann ci ha messo di suo. E la si assoggetta a fantasie irrazionali di storie inesistenti: veleni, malefici, sortilegi, follia. Invece Venezia è la metafora della vita e si libra tra l'Essere e il Nulla, proprio come l'esistenza secondo l'insegnamento di Platone, e questo è il fondamento della sua perennità: dove ieri c'era un'isola, fiorente e popolosa, oggi c'è uno specchio d'acqua; dove oggi c'è uno specchio d'acqua, domani ci sarà un'isola ricca di case e palazzi. Venezia si trasforma e non muore. Questa è la garanzia del suo essere. Venezia è la smentita trionfante della natura e delle sue leggi, il frutto della continua lotta fra l'uomo e la natura, e segna la vittoria dell'uomo, che scaltramente finge di assecondare la natura per avere poi ragione di essa.
Perciò la natura non può uccidere Venezia, solo l'uomo lo può fare con la sua insipienza o il suo egoismo. Venezia vive. Venezia vuole vivere. Ma non vive se si salvano le pietre e si cacciano gli uomini. Una città è là dove sono i suoi abitanti. Giorgio Bortoli questo lo sa. E sa anche che l'arte può donare a Venezia quell'esistenza che la recente storia degli uomini le vorrebbe negare. Venezia produce arte.
Venezia può produrre vita. E l'arte di Giorgio Bortoli non è un omaggio a Venezia, è un momen-to vivo e attivo della realtà di Venezia. Per chi si serve di Venezia (e non serve a Venezia) questa città o è un "logo", un'immagine prestigiosa da carpire, o è un "luogo", dove collocare l'arte prodotta altro-ve. Per Giorgio Bortoli Venezia è lui stesso. E la sua arte è un momento autentico della vita di Venezia.
Prof. Bruno Rosada

Giorgio Bortoli and the paradox of Venice

Venice is dead. Venice is alive. Venice is about to die. A recent late roman-tic and decadent myth would have Venice a portend of death. And Thomas Mann had his say. And so it's the subject of irrational fantasies and imaginary tales of poisons, spells, sorcery and madness. Instead, Venice is the metaphor of life and hovers between Being and Nothing-exactly Re existence, according to Plato's teachings. And this is the basis for its perpetuity. Where yesterday there was a flourishing and heavily populated island, today tlvere is a stretch of water: Where today there is a stretch of water, tomorrow there'll be ali island covered with houses and palaces. Venice transforms and does not die; this is the guarantee of its success.
Venice is the triumphant denial of nature and of her laws, the f fruit of the continual struggle between man and nature> and rnarks a vic-tory for mankind, who shrewdly pretends io be on the side of nature, but only in order to get the better of her. Therefore, nature cannot kill Venice; only mankind can do that through ignorance or egoism. Venice lives. Venice wants to live. But it does not live if they save the stones and they chase away the people. A city is where its inhabitants are. Giorgio Bortoli knows this. And he knows too that art can confer that existence on Venice that the recent histor y of mankind would refuse it. Venice produces art. Venice can produce life. And Giorgio Bortoli's art is not a tribute to Venice; it is a living and active rnoment of the real state of Venice. For those who use Venice (and are of no use to Venice) this city is merely a "logo", a pres-tigious image to snatch, or a "venue" for placing art produced elsewhere. For Giorgio Bortoli Venice is part of himself And his art is ali authentic moment in the life of Venice.

Prof. Bruno Rosada



Particolare della scultura con la Statua della Libertà incisa con maestria sull'acciao
Detail of the sculpture with the Statue of Liberty engraved with skill on the steel

La scultura "Venezia - New York" in veste notturna con il suo dispositivo d'illuminazione interna
The sculpture "Venice - New York" in a nocturnal dress with its internal lighting device


L'uomo The Men

Chi è Giorgio Bortoli. Appartiene ad una famiglia venezianissima. A Venezia tutti sanno chi sono i Bortoli. Appena inventata la stampa sul finire del Cinquecento erano una famiglia di stampatori. Nel primo Novecento, quando ancora la gente non sapeva quasi che cosa fosse l'elettricità, il nonno Luigi con i fratelli Ettore e Giacomo ha fondato per anni un'impresa di impianti e installazioni elettriche. Insomma il senso dell'impresa, il gusto dell'innovazione, la consapevolezza del progresso sono dati presenti nel suo DNA. Lui fa lo scultore, ma ha della scultura una concezione fortemente innovativa. Certo sa lavorare il marmo e il bronzo, sa fare le fusioni e trar fuori con lo scalpello da un masso informe una figura danzante, ma come interpretare il senso e il significato della nostra società d'oggi, come capire e far capire in che direzione bisogna andare? Giorgio Bortoli non si rassegna alla condizione di una Venezia identica a se stessa, immobile e immutabile; all'imbalsamazione della città per uso e consumo dei forestieri. E così appena può, tra altri e diversi argomenti che danno vita e sostanza alla sua arte, ripensa Venezia, la vuole viva e attiva; ed usa i materiali più diversi, sfonda i limiti della scultura e si esercita nell'archiscultura, come quest'opera che unisce l'incisività della scultura alla spazialità dell'architettura. E però nella innovazione decisa e decisiva egli non perde mai di vista il reale; l'oggetto. L'avanguardia del Novecento, l'astrazione, l'informale sono dietro le sue spalle. E ormai anche dietro le nostre. Il futuro lo attende. Volesse il cielo che il suo futuro fosse anche un futuro per la nostra città.
Prof. Bruno Rosada

Who is Giorgio Bortoli? He belongs to a very Venetian family. In Venice everyone knows who the Bortoli are. No sooner had printing been invented towards the end of the 16th century than they were a family of printers. In the early 20th century, when people still hardly knew what elec-tricity was, grandfather Luigi and his brothers Ettore and Giacomo founded and operated an electric plant and installation business. Altogether a sense of enterprise, a taste for innovation and an awareness of progress are factors stamped in his DNA. He is a sculptor, but he has a strongly innovative conception of sculpture. Naturally he knows how to work with marble and bronze, he knows how to cast, and with a chisel he can draw a dancingfigure out of a formless mass. But how to interpret the sense and the significance of our society today? How to understand alit] to make understood the direction we should be taking? Giorgio Bortoli is not resigned to the conditions of a Venice identical to itself, immobile and immutable; and is not content with the city's embalmment for the use and consumption of outsiders. And so, as soon as he can, among other and dif-ferent arguments that vitalize and give substance to his art, he thinks about how Venice should be: he wants it alive and active; and uses the most widely differing materials, pushing sculpture to the limits and work-ing on archisculpture, like this work that blends the incisiveness of sculpture with the spatiality of architecture. Though, with his very determined and clearcut innovation he never loses sight of reality, of the subject. Twentieth century avantgarde, abstraction and the informal are behind him. And by now also behind us. The future is waiting for him. Would to heaven that his future were also a future for our city.
Prof. Bruno Rosada

L'opera The work

E' rimasta tre o quattro mesi dal 24 ottobre scorso nella Piazza Mercato di Marghera, suscitando l'ammirazione della gente. Ora galleggia sulle acque della laguna. E anche questo ha valore simbolico. E' un'agile archiscultura, cioè una installazione di tipo particolare, misto di architettura e scultura, alta 12 metri, opera dello scultore veneziano Giorgio Bortoli. Voluta dalla Municipalità di Marghera (Comune di Venezia) e prodotta dall'Associazione Marghera-Venezia-NewYork, "rappresenta il campanile di San Marco contenuto all'interno del Metropolitan Life Tower di NewYork", come si legge sulla targa collocata ai piedi della struttura. La Metropolitan hife Tower, costruita nel 1909, che è stata fino al 1913 l'edificio più alto del mondo, venne progettata dall'arch. Le Brun su immagine del campanile di San Marco quasi per trapiantare nel territorio americano un respiro della vecchia Europa e per questo è stata scelta da Giorgio Bortoli come "contenitore" del campanile di San Marco che sembra trovare riparo al suo interno, con l'evidente intento di manifestare una esigenza e un desiderio, che la modernità in tutte le sue forme non sconfigga il passato (la cui conservazione è cultura) ma lo tuteli e ne tragga i debiti ammaestramenti. E' una struttura ricca di valori simbolici, a cominciare dai materiali usati nei quali all'acciaio evidente simbolo di modernità si accosta il vetro, simbolo di venezianità, e frammenti dell'antico campanile di San Marco crollato nel 1902, frammenti a suo tempo scaricati in mare e recuperati dalli scultore al largo di San Niccolò di Lido. Ma c'è un altro elemento che va posto nel dovuto rilievo. Come ogni opera d'arte anche questa rappresenta ciò che rappresenta ma non solo ciò che rappresenta. Al di là delle opere e dei simboli ci sono i significati: l'alto numero di ditte venete che hanno voluto sponsorizzare quest'opera e l'iniziativa che l'accompagna hanno un significato, quello di confermare la prestigiosa, ricca, presenza del lavoro veneto nel mondo, e al tempo stesso di ricordare come questa fase fortunata di espansione economica sia stata preceduta dalla tor-mentata e dolorosa fase dell'emigrazione: ma, tant'è, come imprendito-ria o come manovalanza, sempre di lavoro si tratta.
Prof. Bruno Rosada

From 24 October last it was on display for three or four months in the Piazza Mercato (the market place) at Marghera, and well received by the people. Now it floats on the waters of the lagoon. And this too has a symbolic value. This agile archi-sculpture, i.e., an installation of a spe-cial kind, is a mix of architecture and sculpture standing 21 metres high, the work of Venetian sculptor Giorgio Bortoli.
Commissioned by the Municipality of Marghera (the Venice City Council) and produced by the Marghera-Venice-New Yorkk Associa-tion, "it represents the bell tower of St
Mark's contained in the interior of the Metropolitan Life Tower of New York" - as the inscription placed at the foot of the structure states. The Metropoli-tan Life Tower - constructed in 1909 and the highest building in the world until 1913 - was a design architect Le Brun based on the bell tower of St Mark, almost as though to transplant a breath of old Europe into American territory; and for this reason it was chosen by Giorgio Bortoli as a "con-tainer" for the bell tower of St Mark that seems to shelter in its interior.
The evident purpose is to demonstrate a requirement and a desire that moder-nity in all its forms does not wipe out the past (whose preservation is cul-ture); that it safeguards it and takes due lessons from it. It is a structure with marry symbolic values, starting from the materials used, where steel, a clear symbol of modernity, is placed alongside glass - the symbol of Venetian craftsmanship - and fragments of the ancient bell tower of St Mark that collapsed in 1902, fragments at that time tipped into the sea and recently retrieved by the sculptor offshore from San Niccolò on the Lido. But there is another element that should be high-
lighted. Like every work of art, this too represents what it represents, but not only what it represents. Beyond the works and the symbols there are meanings. The high number of Veneto companies that have desired to spon-sor this work and the initiative that
goes hand in hand with it does mean something: it confirms the Veneto's prestigious, abundant, enterprising work in the world, and at the same time it reminds us how this fortunate phase of economic expansion was preceded by the trials and tribulations of emigration: but, however you look at it, as enterprise or manual labour, it is still work.
Prof. Bruno Rosada



IL GAZZETTINO - DENTRO LA CITTA'
Domenica 27 ottobre 2002
"Con vetro e acciaio ho fuso Venezia e New York"
Nell' archiscultura inaugurata a Marghera anche alcuni frammenti recuperati dal campanile crollato nel 1902

Un'idea maturata in quattro anni, due dei quali di lavoro vero e proprio, at-torno a un'unica idea: il legame fra Venezia e New York, che ha spinto lo scultore veneziano Giorgio Bortoli, 44 anni, a realizzare nel "cantiere-evento" di piazza Mercato, a Marghera, un'archiscultura in vetro e acciaio, dove il campanile di San Marco si fonde in un grattacielo di Manhattan.
Venezia e New York: come ha fatto a vedere un legame fra due realtà così lontane?
L'idea è nata quattro anni fa, parlando con Massimo Cacciari. Con l'acqua come elemento comune, e i cittadini sempre con la testa all'insù, per vedere i grattacieli o il cielo sopra le calli, mi è venuto spontaneo accomunare le due città. Poi, attraverso una ricerca allo Iuav, ho scoperto che c'era un ulteriore punto di contatto: nel 1902, l'anno del crollo del campanile di San Marco, a New York sorgeva il Metropolitan Life Tower, che guarda caso ha un'altezza doppia rispetto al campanile. Così, a un secolo dì distanza, ho pensato a un'opera che ne contenesse un'altra,,.
Strada facendo è arrivata la tragedia dell'11 settembre, che ha avvicinato New York al mondo intero, e quindi anche a Venezia. "L'emozione e 1a gara di solidarietà nei confronti dell'America ha dato un'accelerazione a1 lavoro e ha favorito alcuni contatti personali. Ho avuto modo di conoscere a Venezia una squadra di vigili del fuoco di New York, cui ho regalato una scultura fusa sopra un reperto del rogo della Fenice. E la mia scultura, che rimarrà a Marghera fino a Natale, si trasferirà poi a Venezia e in seguito a New York".
La gente ha apprezzato questo connubio fra Venezia e New York?
"II contatto con la gente, nel cantiere-evento organizzato dalla Municipalità di Marghera in piazza Mercato, è stato una bellissima esperien-za. Qui ho ritrovato la mia gente, genuina e qualche volta critica, e mi ha colpito l'interesse dei bambini. Uno, in particolare, ha visto la mia scultura come un castello e mi ha detto che lui avrebbe inserito una scala chiocciola. Ci avevo pensato anch'io".
Quali materiali ha usato per fondere due città e due edifici così diversi in uno?
"Vetro e acciaio, innanzi tutto, lavorati con strumenti ad alto contenuto tecnologico. Ma anche materiali classici: per il campanile di San Marco ho usato anche bronzo e oro zecchino nelle formelle prodotte a Murano. E anche mattoni del vecchio campanile".
Quello crollato?
"Sì, li ho recuperati di persona a San Nicolò, dove la corrente li ha portati a riva dopo che erano stati gettati in mare. Un marmista li ha lavorati e poi sono stati inseriti nel campanile".
Difficile, per un artista, staccarsi da Venezia..,
"Sì, anche se non sempre è facile essere capiti come artisti. In un mondo nel quale domina la globalizzazione e l'individualismo l'artista spesso si ritrova solo, e si sente piccolo come un bambino. A volte mi domando se sia stata una fortuna o una sfortuna fare lo scultore. E io ho cominciato a sei anni".
Ma ora che la sua scultura è finita, come si sente?
"Come svuotato, dopo tanta fatica. Ma anche felice per questa esperienza con la gente di Marghera. Adesso spero che sia Venezia, prossima tappa della scultura, ad aiutarmi".
Alberto Francesconi

IL GAZZETTINO - INSIDE THE CITY'
Domenica October 27 th 2002
"With glass and steel I have melted Venice and New York"
Nell' architectural sculpture inaugurated to Marghera they are also there some fragments recovered from the bell tower collapsed in 1902

An idea matured in four years, two of which of real job, around an only idea: the bond among Venice and New York, that he has pushed the sculptor Venetian George Bortoli, 44 years, to realize in the "yard - event" of Market plaza, to Marghera, an architectural sculpture in glass and steel, where the bell tower of St. Mark melts him in a skyscraper in Manhattan.
Venice and New York: as he has done to see a bond among two so distant realities?
Idea was born four years ago, talking to Massimo Cacciari. With the water as common element and the citizens always with the head to the insù, to see the skyscrapers or the sky above the calluses, has come me spontaneous to unite the two cities. Then, through a search to the Iuav, I have discovered that there was a further point of contact: in 1902, the year of the collapse of the bell tower of St. Mark, to New York the Metropolitan Life Tower rose, that looks case it has a double height in comparison to the bell tower. This way, to one century day distance, has pen-sato to a work that it contained another of it.
Road doing the tragedy of September 11 has arrived, that has approached New York to the whole world, and therefore also in Venice. "The emotion and the competition of solidarity towards America he has given an acceleration to the job and he has favored some personal contacts. I have had the opportunity of knowing to Venice a team of officers of the fire in New York, which I have given a fused sculpture above a find of the fire of the Phoenix. And my sculpture, that he/she will remain to Marghera up to Christmas, will transfer then him to Venice and following New York."
Have people appreciated this match between Venice and New York?
"II I contact with the people, in the yard - event organized by the Municipality of Marghera in Market plaza, has been a beautiful experience. Here I have found again my people, genuine and sometimes criticism, and the interest of his/her/their children has struck me. One, have seen particularly my sculpture as a castle, and you/he/she has told me that he would have inserted a staircase snail. I had also thought there me."
Which materials has he used for melting two cities and two so different buildings in one?
"Glass and steel, worked first of all with tools to tall technological content. But also material classical: for the bell tower of St. Mark I have also used bronze and gold zecchino in the tiles produced to they Wall up. And also bricks of the old bell tower."
The collapsed one?
"Yes, I have recovered them of person to St. Nicolò, where the tide has brought them to shore after you/they had been thrown in sea. A marmista has worked them and then they have been inserted in the bell tower."
Difficult, for an artist, to detach herself from Venice..,
"Yes, even if not always be understand effortless as artists. In a world in which it dominates the globalization and the individualism the thick artist he finds again only, and it feels him small as a child. At times I wonder me if has been a fortune or an adversity to be a sculptor. And I have started to six."
But now that its sculpture is ended, as he feels?
"As emptied, after so much work. But also happy for this experience with the people of Marghera. Now I hope that is Venice, next it covers some sculpture, to help me."

Alberto Francesconi


ECO d'arte moderna - N. 141 N. 3l4 - mar./apr. 2003
Giorgio Bortoli - La fucina dell'arte

Riscopro lo scultore Giorgio Bortoli in un'occasione straordinaria: l'inaugurazione della sua scultura alta dodici metri che assembla il Campanile di San Marco ed il grattacielo del Metropolitan Lífe Tower di New York, avvenuta nell'ottobre del 2002 a Marghera, nel cantiere-evento di piazza del Mercato. L'idea gli venne quattro anni fa: dopo un illuminante colloquio con Massimo Cacciari e una ricerca allo I.U.A.V, si scopre che nel 1902, anno dei crollo del Campanile di San Marco, a New York sorgeva il Metropolitan Life Tower che ha un'altezza doppia rispetto al campanile. Ad un secolo di distanza viene così pensata dal Nostro un'opera che ne contenesse un'altra. Ma la cosa più interessante è stato il rapporto con la gente del cantiere-evento organizzato dalla Municipalità di Marghera: in particolare l'osservazione di un bambino che consigliava il giovane scultore di inserire una scala "a chiocciola" nella Torre, dove si trova già un angelo! Per la realizzazione dell'opera, che verrà trasferita prima a Venezia e poi a New York, sono stati usati materiali come il vetro e l'acciaio, lavorati con strumenti ad alto contenuto tecnologico: per il Campanile di San Marco bronzo e oro zecchino nelle formelle prodotte a Murano e anche mattoni del vecchio campanile recuperati a San Niccolò, dove la corrente ti ha portati a riva una volta gettati in mare:
Per comprendere il suo gusto dell'astrattezza e il carattere schivo, penso all'"atelier" al Lido di Venezia, isolato, con vegetazione, onde e nuvole, dove il progetto nasce dentro un mezzo militare blindato adattato a luogo di lavoro e interamente rivestito di legno: è come un gioco di bambino! Ripercorriamo la sua carriera. Nato a Venezia, è influenzato dal nonno paterno (grande conoscitore di musica) e da Murer e Borsato.
Nel 1984, con "Ex-plosivo visus", entra alla 69a Mostra collettiva della Bevilacqua La Masa e la sua creazione intitolata "No alla seconda crocefissione a Papa Giovanni II" è collocata nei Musei Vaticani di Roma. Nel 1985 "Onda" trova splendido spazio sul Canal Grande davanti all'Hotel Europa e Regina.
La sua attività procede anche all'estero, in particolare a Monaco di Baviera. Nel 1988, per "Save Venice", realizza "Venezia immaginaria", ora a New York. L'anno successivo un "Paganini" di intonazione giacomettiana è portato al Teatro La Scala di Milano dall'ex direttore artistico della Fenice di Venezia Tangucci. Ne! 1995, per la Mostra Internazionale del Cinema, con serate di ispirazione freudiana, crea l'opera "Nuovo Leone di Venezia" per premiare il direttore Gillo Pontecorvo nell'ambito del tradizionale premio offerto dall'Aval. Nel 1996 la Fondazione Arthur Rubinstein gli commissiona la realizzazione del Premio Internazionale "Una vita per la musica" per il violinista americano Isaac Stern. Crea poi per la Regione Veneto i "leoni andanti", in bronzo ossidato. Numerose le commissioni dal mondo dell'industria (Libco, San Benedetto, Nuova Pansac, Fincantieri, Illinor). È del 1997 il bronzo "Omaggio a Maria Callas" per l'Associazione intitolata all'artista. La ricerca della materia prima e lo studio dei materiali sono una costante del lavoro di Bortoli, che lo spinge alla fabbrica, fucina moderna di industria e arte. La grande tradizione veneziana è rispettata.
Paola Puccini


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ECO d'arte moderna - N. 141 N. 3l4 - mar./apr. 2003
Giorgio Bortoli - The forge of the art

I rediscover the sculptor Giorgio Bortoli in an extraordinary occasion: the inauguration of his/her sculpture tall twelve meters that it assembles the Bell tower of St. Mark and the skyscraper of the Metropolitan Lífe Tower in New York, happened in October of 2002 to Marghera, in the yard - event of plaza of the Market. Idea came him four years ago: after an illuminating interview with Massimo Cacciari and a search to the I.U.A.V, he discovers that in 1902, year of the I collapse of the Bell tower of St. Mark, to New York the Metropolitan Life Tower rose that it has a double height in comparison to the bell tower. To one century of distance it comes so thought by Ours a work that it contained another of it. But the most interesting thing has been the relationship with the people of the yard - event organized by the Municipality of Marghera: particularly the observation of a child that recommended the young sculptor to insert a staircase "to snail" in the Tower, where an angel is found already! For the realization of the work, that will be transferred first to Venice and then in New York, I/you/they have been used material as the glass and the steel, worked with tools to tall technological content: for the Bell tower of St. Mark bronze and gold zecchino in the tiles produced to they Wall up and also bricks of the old bell tower recovered to St. Niccolò, where the tide has brought you to shore once thrown in sea:
To understand his/her taste of the abstractness and the bashful character, thinks about the "studio" to the Beach in Venice, isolated, with vegetation, waves and clouds, where the project is born inside a mean armored soldier suited for place of job and entirely dressed again of wood: be as a game of child! Ripercorriamo his/her career. Been Born in Venice, you/he/she is influenced by the fatherly grandfather (great expert of music) and from Murer and Borsato.
In 1984, with "Explosivo visus", it enters to the 69a collective Show of the Bevilacqua You Masa and his/her entitled creation "No to the second crocefissione to Pope Giovanni II" it is situated in the Museums Vaticani in Rome. In 1985 "Wave" it finds splendid space on the Canal Grande in front of the hotel Europe and Regina.
Its activity also proceeds to the foreign countries, particularly to Monk of Baviera. In 1988, for "Save Venice", it realizes "imaginary Venice", now in New York. The following year a "Paganini" of intonation giacomettiana is suited to the Theater it Climbs her of Milan from the ex artistic manager of the Phoenix of Venice Tangucci. Of it! 1995, for the International Show of the Cinema, with evenings of inspiration freudiana, creates the work "New Leo in Venice" to reward the manager Gillo Pontecorvo in the circle of the traditional prize offered by the Aval. In 1996 the Foundation Arthur Rubinstein commissions him the realization of the International Prize "A life for the music" for the American violinist Isaac Stern. It creates then for the Region Veneto the "ordinary lions", in oxidized bronze. Numerous the errands from the world of the industry (Libco, St. Benedict, New Pansac, Fincantieri, Illinor). It is of 1997 the bronze "Homage to Maria Callas" for the association entitled to the artist. The search of the subject before and the study of the materials I am a constant of the job of Bortoli, that pushes him to the factory, modern forge of industry and art. The great Venetian tradition is respected.
Paola Puccini



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Il prof. Marino Folin, Rettore dello I.U.A.V. con il Maestro Bortoli
The prof. Marino Folin, Rector of the I.U.A.V. with the Teacher Bortoli

IL SUPERAMENTO DELLE DIVISIONI TRA LE ARTI

Mi congratulo con lo scultore Giorgio Bortoli, che conosco da molti anni e che segue con grandissima curiosità, soprattutto per la ricerca di materiali. Per progettare la sua grande scultura, definita archiscultura, si è servito del nostro archivio dell'Università per tutta la ricerca storica degli edifici a sviluppo verticale di New York, le tipologie costruttive e prima ancora dell'opera della scuola di Chicago degli anni 1880-90, legata all'impiego di strutture in acciaio, che permettono di raggiungere notevoli altezze.
Grattacielo, edificio altissimo, con moltissimi piani, la parola deriva da grattare e cielo – dall'inglese “skiscraper” ski = cielo e “to scrape” raschiare = grattare – nell'antico Ghetto di Venezia gli ebrei sotto la repubblica veneta venivano “isolati” e separati dal resto della Città. Costretti non avendo più spazio, a costruire in altezza, in questo sito troviamo gli edifici più alti della città e si realizzano i primi “grattacieli, strutturati per sfruttare meglio lo spazio in verticale, visto che non ci si poteva “allargare”; esperimento urbano.
Devo evidenziare i caratteri innovativi per: "il superamento delle divisioni tra le arti".
In questo caso la scultura e l'architettura; per la natura simbolica dell'opera, che rappresentando il campanile di san Marco racchiuso dentro la Metropolitan Life Tower di New York, vuole esprimere la sintesi di Europa e America nella cultura occidentale; e per la qualità e varietà di materiali, tra i quali il vetro, l'acciaio ed anche mattoni dell'antico campanile di san Marco raccolti dall'autore sul fondo dell'Adriatico al largo del Lido: anche i materiali rivestono in se stessi un significato allegorico e ricordano quello che studi recenti hanno rivelato, e cioè che molto probabilmente prima di Colombo, navi veneziane erano giunte sulle coste atlantiche dell'America del nord.
Concludo sottolineando la natura armonica della composizione, unita alla sua intrinseca bellezza.
Prof. Folin Arch. Marino Rettore I.U.A.V.
Venezia settembre 2003 - Fondaco della Farina

THE OVERCOMING OF THE DIVISIONS AMONG THE ARTS

I congratulate me the sculptor Giorgio Bortoli, that I have been knowing for many years and that it follows with great curiosity, above all for the search of materials. To plan his great sculpture, defined archiscultura, he has used our file of the university for the whole historical search of the buildings to vertical development in New York, the constructive typologies and even before the work of the school in Chicago of the years 1880-90, tied up to the employment of structures in steel, that you/they allow to reach notable heights.
Skyscraper, tall building, with many floors, the word comes from scratching and sky - from English "skiscraper", "ski" and "to scrape".
In the ancient Venice Ghetto the Jews under the Venetian Republic were "isolated "and separated from the rest of the City. Forced not having more space to build in height, on this site we find the tallest buildings in the city and realize the first "skyscrapers, structured to make better use of vertical space, since you could not" expand "; urban experiment.
I have to underline the innovative characters for: "the overcoming of the divisions among the arts."
In this case the sculpture and the architecture; for the nature
symbolic of the work, that representing the bell tower of san Mark contained inside the Metropolitan Life Tower in New York, he wants to express the synthesis of Europe and America in the western culture; and for the quality and variety of materials, among which the glass, the steel and also bricks of the ancient bell tower of san Mark picked up by the author on the fund of the Adriatic offshore the Beach: also the materials dress again in him same an allegorical meaning and they remember what studies recent they have revealed, and that is that very probably before Christopher Columbus, Venetian ships had come on the Atlantic coasts of America of the north.
I conclude underlining the harmonic nature of the composition, united to his/her intrinsic beauty.

Prof. Folin Arch. Marino Rector I.U.A.V.
Venice September 2003 - Fondaco della Farina



LEO - La Rivista di Venezia - N° 22 febbraio / aprile 2004

Aspettando New York

La grande scultura metallica del veneziano Giorgio Bortoli, intitolata "Le due Torri", prima di spiccare il volo per New York sarà esposta per l'intero periodo del Carnevale all'Aeroporto Marco Polo.L'opera dell'artista Veneziano (nella fotografia) è quasi il suggello di un ideale gemellaggio fra Venezia e la Grande Mela americana. Infatti, Bortoli ha fuso insieme il campanile di San marco e la storica Metropolitan Life Tower.

LEO - The Venice Magazine - N° 22 febbraio / aprile 2004

New York awaiting

The grand metallic sculpure by Venetian Giorgio Bortoli, entitled "The Two Towers", will be on display at Marco Polo Airport for the whole Carnival period before taking off for New York.
The Venetian artist's work (in the photograph) sets the seal on what is almost a twinning of Venice and the Big Apple in America. In point of fact, Bortoli has fused together the San Marco bell tower and the historic Metropolitan Life Tower in New York.

 

LEO - La Rivista di Venezia
"Le due Torri" -
Un'opera dello scultore veneziano Giorgio Bortoli per la Grande Mela

Una interpretazione del rapporto fra due città e le rispettive civiltà è quella che l'artista veneziano Giorgio Bortoli ha dato realizzando una megascultura intitolata "Le due Torri", maggio a New York, All'America tutta e alle "aspirazioni all'alto".
La "torre" è una struttura in acciaio e vetro alta dieci metri, costruita a Marghera ed esposta fino a ottobre davanto all'Hote Europa e Regina, in canal Grande, prima di spiccare il volo per New York.
Ispirata al Campanile di san marco e alla Metropolitan Life Tower della Grande Mela, i due motivi simbolici fusi dall scultore in un solo corpo, l'opera vuole suggerire "un gemellaggio" dice Bortoli "che serva anche a avorire relazioni culturali e rafforzare gli scambi umani".

LEO - The Venice Magazine
"The Two Tower" - a work by Venetian sculptor Giorgio Bortoli for the Big Apple

In cnceiving his mega sculpture entitled "The two Twers", an interpretation of the bond between the two cities and their respective cultures, Venetian artist Giorgio Bortoli has made a tribute to New York, to the whole of america and "hig aspirations". The "tower" is a ten metre high steel and glass structure, built in marghera and until October is on display outside the Hotel Europo e regina, in the Grand Canal, before being flown off to New York.
Inspired by the bell tower of St Mark's and the Metropolitan Life Tower in the Big Apple - the two symbolic motifs that the sculptor has fused into a single body - according to Bortoli, the work is meant to suggest "a twinning that serves to foster cultural relations and reiforce human exchanges".




ATLANTIS - Rivista di affari internazionali - anno VI, n. 2, 2017

Una scultuta veneziana per New York in nome dell'acqua,
dell'arte e della cultura

ATLANTIS - International business magazine - year VI, n. 2, 2017
A Venetian sculptor for New York in the name of water,
of art and culture